*Pagina in via di costruzione, se interessati alla lettura vi avvisiamo che sarà necessariamente soggetta, ad oggi, ad errori, imprecisioni inesattezze e in via di correzione*
Proveremo a rispondere ad alcune domande:
Come appare una grotta al proprio interno?
Quali minerali e quali concrezioni è possibile trovarvi?
Cosa sono e a cosa servono gli speleotemi?
Come cambiano a seconda del tipo di grotta?
Come appare una grotta al proprio interno?
Quali minerali e quali concrezioni è possibile trovarvi?
Cosa sono e a cosa servono gli speleotemi?
Come cambiano a seconda del tipo di grotta?
Le grotte carsiche sono principalmente grotte o di crollo o di dissoluzione: queste ultime vengono a formarsi in quelle rocce che si dissolvono nel tempo per azione delle acque acide (ricche di anidride carbonica). Sono proprio le prime grotte che ci vengono in mente quando pensiamo a questo tema: la maggior parte si origina in rocce carbonatiche come calcare, dolomia, marmo o gesso, tuttavia possono trovarsi anche nelle arenarie, poiché i carbonati spesso formano il "cemento" che tiene insieme questo tipo di roccia. Si trovano persino nel gesso e nel sale, che si dissolve più rapidamente di tutti (vedi focus fondo pagina, e di speleogenesi, ossia formazione delle grotte, ne abbiamo parlato qui!)
A volte, le grotte si formano al di sotto della falda freatica, ed è solo dopo che la grotta si svuota e viene esposta all'aria che inizia la deposizione degli speleotemi: un elemento chiave della bellezza di questi ambienti, che include famose concrezioni come stalattiti e stalagmiti.
Gli speleotemi (dal greco antico théma, deposito) sono depositi minerali, che nella stragrande maggioranza dei casi sono composti da carbonato di calcio (CaCO3) (come calcite o aragonite) e, meno comunemente, da solfato di calcio (gesso). Gli speleotemi di puro carbonato o solfato di calcio sono traslucidi ed incolori, ma la presenza di ossido di ferro o altri elementi può colorare i minerali, spesso rendendoli marroni o rossastri. La presenza di ossido di manganese, invece, può dare origine a colori più scuri, persino al nero. Gli speleotemi possono anche essere marroni a causa della presenza di argilla (fango).
Molti fattori ne influenzano la forma e il colore, tra cui la composizione chimica della roccia e dell'acqua, la sua velocità di crescita, la direzione del flusso, la temperatura e l'umidità della grotta, le correnti d'aria, il clima e la copertura vegetale in superficie. Ad esempio, flussi deboli con brevi distanze di caduta formano stalagmiti più sottili, mentre flussi più intensi e una maggiore distanza di caduta tendono a formare stalagmiti più ampie.
La loro importanza scientifica risiede nella precisione temporale con cui possono essere collocati: i transetti (?) degli speleotemi possono restituirci registrazioni paleoclimatiche simili a quelle ottenute dai carotaggi dei ghiacci o dagli anelli degli alberi, grazie alla datazione uranio-torio. Un recente studio condotto dall'Università di Pisa e dall'Università di Melbourne si è concentrato sul ruolo del magnesio (Mg) negli speleotemi subacquei dell'Antro del Corchia, in provincia di Lucca. Contrariamente alle precedenti convinzioni, che attribuivano le concentrazioni di magnesio principalmente alle precipitazioni, lo studio suggerisce che siano le variazioni di temperatura le responsabili di tali concentrazioni: livelli più alti di magnesio sono associati a temperature medie più elevate, mentre periodi più freddi mostrano concentrazioni minori. Il magnesio negli speleotemi può quindi fungere da "paleotermometro", contribuendo alla ricostruzione delle variazioni climatiche degli ultimi 350.000 anni.
Gli speleotemi assumono forme diverse a seconda che l'acqua goccioli, si infiltri, condensi, scorra o si accumuli. Molti prendono il nome dalla somiglianza con oggetti artificiali o naturali, e includono:
* stillicidio: il lento gocciolamento dell'acqua dalla volta della grotta.
A volte, le grotte si formano al di sotto della falda freatica, ed è solo dopo che la grotta si svuota e viene esposta all'aria che inizia la deposizione degli speleotemi: un elemento chiave della bellezza di questi ambienti, che include famose concrezioni come stalattiti e stalagmiti.
Gli speleotemi (dal greco antico théma, deposito) sono depositi minerali, che nella stragrande maggioranza dei casi sono composti da carbonato di calcio (CaCO3) (come calcite o aragonite) e, meno comunemente, da solfato di calcio (gesso). Gli speleotemi di puro carbonato o solfato di calcio sono traslucidi ed incolori, ma la presenza di ossido di ferro o altri elementi può colorare i minerali, spesso rendendoli marroni o rossastri. La presenza di ossido di manganese, invece, può dare origine a colori più scuri, persino al nero. Gli speleotemi possono anche essere marroni a causa della presenza di argilla (fango).
Molti fattori ne influenzano la forma e il colore, tra cui la composizione chimica della roccia e dell'acqua, la sua velocità di crescita, la direzione del flusso, la temperatura e l'umidità della grotta, le correnti d'aria, il clima e la copertura vegetale in superficie. Ad esempio, flussi deboli con brevi distanze di caduta formano stalagmiti più sottili, mentre flussi più intensi e una maggiore distanza di caduta tendono a formare stalagmiti più ampie.
La loro importanza scientifica risiede nella precisione temporale con cui possono essere collocati: i transetti (?) degli speleotemi possono restituirci registrazioni paleoclimatiche simili a quelle ottenute dai carotaggi dei ghiacci o dagli anelli degli alberi, grazie alla datazione uranio-torio. Un recente studio condotto dall'Università di Pisa e dall'Università di Melbourne si è concentrato sul ruolo del magnesio (Mg) negli speleotemi subacquei dell'Antro del Corchia, in provincia di Lucca. Contrariamente alle precedenti convinzioni, che attribuivano le concentrazioni di magnesio principalmente alle precipitazioni, lo studio suggerisce che siano le variazioni di temperatura le responsabili di tali concentrazioni: livelli più alti di magnesio sono associati a temperature medie più elevate, mentre periodi più freddi mostrano concentrazioni minori. Il magnesio negli speleotemi può quindi fungere da "paleotermometro", contribuendo alla ricostruzione delle variazioni climatiche degli ultimi 350.000 anni.
Gli speleotemi assumono forme diverse a seconda che l'acqua goccioli, si infiltri, condensi, scorra o si accumuli. Molti prendono il nome dalla somiglianza con oggetti artificiali o naturali, e includono:
* stillicidio: il lento gocciolamento dell'acqua dalla volta della grotta.
- Stalattiti: non hanno bisogno di presentazioni! La maggior parte delle persone sa di cosa si tratta, anche se può capitare di confonderle con le stalagmiti (quelle che "crescono dal basso"!). Ciò che magari non si sa è che le stalattiti nascono da delle specie di cannucce, spesso indicate dagli speleologi italiani come "capelli d'angelo", o "spaghetti": sottili e fragili formazioni tubolari all'interno delle quali scorrono le gocce d'acqua. I cristalli di calcite in una cannuccia crescono in modo longitudinale verso il basso, allungandola nel tempo: la maggior parte delle cannule, tuttavia, conduce l'acqua lungo la superficie esterna, portando ad un inspessimento, piuttosto che ad un allungamento, della concrezione. Il flusso interno può continuare, ma spesso si interrompe quando la crescita esterna avvolge l'ex canale di gocciolamento. Le stalattiti si presentano in varie forme, alcune delle quali hanno una loro classificazione, come le stalattiti deflesse. Un'altra forma molto più rara è la stalattite a piede d'elefante, che è piatta, aniziché appuntita, nella sua parte inferiore. Altri minerali possono formare le stalattiti, come il sale o il gesso: in tal caso l’aspetto può variare per ragioni legate alla natura chimica e fisica dei minerali stessi.
- Stalagmiti: sono conosciute principalmente come massicci mucchi di calcite depositati dall'acqua di stillicidio, in crescita verso l'alto. Come per tutti gli speleotemi, le stalagmiti vengono identificate non tanto sulla base della loro composizione minerale (es. aragonite o gesso), ma soprattutto dalla loro forma esterna e struttura interna. Il meccanismo di crescita è lo stesso delle Colate: l'acqua meteorica che si fa la strada dalla superficie alla grotta tende a diventare leggermente acida, assorbendo anidride carbonica, soprattutto se attraversa la vegetazione ed il suolo: ciò l'aiuta a sciogliere un po' del calcare attraverso il quale sta passando. Quando entra nella grotta, parte di questa anidride carbonica si disperde naturalmente nell'aria: è questo momento in cui l'acqua non è più in grado di trattenere tanto calcare disciolto in soluzione. Esso precipita sotto forma di calcite, che si deposita in forma cristallina. Le stalagmiti si originano da molti strati di crescita successivi, che si depositano uno sopra l'altro, goccia dopo goccia. Se l'acqua di stillicidio evapora dalla superficie della stalagmite, possono anche svilupparsi strati di minuscoli cristalli di aragonite. Le stalagmiti possono anche avere strati macchiati di scuro, testimonianza dell'afflusso episodico di impurità, di solito di origine organica. Esse assumono una varietà di forme, dalle tipiche rotondeggianti sulla parte superiore, a snelli "manici di scopa", a torri ornate su più livelli (un po' come la torre di Pisa). La forma è determinata principalmente dalla quantità e dalla velocità dello stillicidio, dall'altezza del soffitto, dalle condizioni atmosferiche della grotta (correnti d'aria) e dalla chimica carbonatica della soluzione di acqua di stillicidio. I "manici di scopa", ad esempio, si formano quando la deposizione di calcite avviene rapidamente, prima che l'acqua di stillicidio abbia la possibilità di gocciolare lungo i lati della stalagmite. Molte stalagmiti possono essere datate con precisione grazie agli isotopi radioattivi che sostituiscono il calcio durante la propria deposizione!
- Colonne: Le colonne si formano dall'unione di stalagmiti e stalattiti: includono tra le loro fila gli speleotemi "liberi" più alti del mondo (certe Colate sono senza dubbio più alte, ma sono vincolate alla parete!). Spesso sono così uniformi che è difficile dire dove la stalattite e la stalagmite si siano incontrate originariamente. Nella Tham Sao Hin, una grotta thailandese, si trova una colonna alta 61 metri!
- Cannule (o tubolari): come già accennato, sono la fase di crescita precoce delle stalattiti. Sono tubi cavi, allungati, generalmente traslucidi, con un diametro uguale a quello delle gocce d'acqua che le attraversano. Queste gocce, prima di cadere a terra, perdono anidride carbonica nell'atmosfera e precipitano parte del carbonato di calcio che trasportano in soluzione. Questo carbonato di calcio viene aggiunto alle sottili lame di calcite che sporgono verso il basso, dall'estremità in crescita della cannuccia, simili a denti appuntiti. Alcune cannucce sono stranamente deflesse: forse la loro crescita è influenzata dalle correnti d'aria, dal movimento dell'acqua o dai cambiamenti barometrici in superficie. Le cannucce possono trovarsi in grandi numeri insieme, e talvolta raggiungono lunghezze straordinarie! Possono anche crescere sulle punte delle stalattiti, come le cannule gocciolanti. Pochi speleotemi sono tanto delicati, perciò è necessaria molta attenzione quando ci si muove sotto quelle sospese a bassa altezza! Sono talvolta indicate dagli speleologi italiani con i nomi "capelli d'angelo" o "spaghetti".
- Colate: sono forse il deposito di grotta più comune, quasi sempre composte da calcite o altri minerali carbonatici. Potete immaginarle proprio come delle colate, o delle cascate, di concrezione, riverse su pavimenti e pareti. Si formano in strati sottili che inizialmente assumono la forma del substrato sottostante del letto roccioso del pavimento o della parete, ma tendono poi ad arrotondarsi, man mano che diventano più spesse, formando, appunto, delle specie di Cascate. Le Colate sono spesso scanalate, presentano delle sorte di "tendaggi" nella loro parte inferiore, possono assumere la forma (e prendere il nome) di Canne d'organo. Impurità nella calcite possono conferirgli una varietà di colori. Si formano quanto l'acqua scorre attivamente, piuttosto che sgocciolare, e possono coprire vaste aree di un pavimento di grotta o scorrere anche per centinaia di metri, in verticale, lungo le pareti di un pozzo!
- Vele (o drappi o cortine): le vele si originano dalla deposizione dalle soluzioni ricche di calcite che scorrono lungo una superficie sospesa. La tensione superficiale consente a queste soluzioni di aderire a una parete o a un soffitto inclinato mentre scendono lentamente. La perdita di anidride carbonica nell'atmosfera della grotta fa sì che le soluzioni diventino sovra-sature di carbonato di calcio, che si deposita in una sottile scia. Le tracce iniziali di calcite diventano percorsi preferenziali per il flusso continuo e si sviluppano così in sottili, delicate lastre. Increspature e pieghe nelle vele riflettono il percorso erratico dei percorsi di flusso pionieristici. Le vele assomigliano a drappeggi di tessuto, come quelli delle tende, con increspature e pieghe che seguono il percorso del flusso. In alcuni casi possono presentare bande scure e chiare, generalmente prodotte dall'approvvigionamento altalenante di acidi organici alla soluzione di filtrazione, che ricordano il bacon. È comune che le vele siano collegate a stalattiti o cannule nella parte inferiore.
- Vaschette: assomigliano a dei laghetti delimitati da dighe, sono costituite da barriere di calcite (o di altri minerali) che si formano bloccando ruscelli o pozze poco profonde. Possono essere massicce o di piccole dimensioni. Tendono a formare gradinate quando sono disposte in serie e spesso si trovano nei depositi, a livello del pavimento, delle Colate. Si formano lungo il bordo di una pozza: la cristallizzazione inizia a verificarsi all'interfaccia aria/acqua/roccia. La turbolenza causata dal flusso d'acqua sul bordo della vaschetta in formazione può contribuire alla fuoriuscita o alla perdita di anidride carbonica dall'acqua e alla conseguente precipitazione minerale su questo bordo. Le vaschette di calcite si formano anche sulla parte superiore di grandi stalagmiti! Varietà più rare di vaschette includono quelle a fiore di loto e quelle a ferro di cavallo.
- Pisoliti: sono anche note col nome di "perle di grotta", e proprio a perle o sassolini somigliano. Sono corpi concrezionati più irregolari e grandi delle comuni ooliti e si trovano in pozze poco profonde. Sono grossomodo sferiche, ma possono anche essere cilindriche, ellittiche e persino poliedriche cubiche. Le dimensioni variano da poco più grandi di un granello di sabbia fino alle dimensioni di una pallina da golf. Le perle di grotta si formano quando l'acqua che gocciola nella pozza perde anidride carbonica e fa precipitare il carbonato. Questo precipitato si forma di solito attorno a un nucleo di sabbia, ossa o frammenti di altre concrezioni. La tipica rotondità è dovuta alla crescita uniforme della perla, non a una sorta di rotazione dovuta al gocciolio. Una sfera consente la massima quantità di deposizione per la più piccola superficie, e quindi è la più probabile, anche se il nucleo è altamente irregolare! Il gocciolio provoca vibrazioni nella pozza che possono impedire alle perle di cementarsi al fondo, anche se molte perle vengono trovate cementate. A volte l'eccesso di precipitato forma coppe o nidi intorno alle perle.
- Aggregati coralloidi: il termine include tutte le formazioni di tipo nodoso, ramificato o globulare, simili al corallo, che possono formarsi sia sopra (ad esempio per evaporazione e/o crescita dal basso) che sotto l'acqua (ad esempio per cristallizzazione da soluzioni sature). Una delle forme più comuni è indicata dagli speleologi italiani col nome "Cavolfiori". I cavolfiori sono facilmente riconoscibili per la loro natura gregaria e la forma a grumi, quest'ultima dovuta alla stratificazione concentrica di calcite microcristallina. Sebbene sia una delle formazioni di grotte più comuni, l'origine dei cavoletti è stata fra le più difficili da spiegare, forse perché si formano in tante condizioni diverse: sia in aria che all'interno di pozze. In aria, si depositano a partire da sottili pellicole di soluzione distribuite uniformemente, ma queste pellicole possono essere il prodotto di filtrazioni dirette, flusso superficiale, schizzi d'acqua gocciolante, azione capillare o condensazione. La filtrazione, tuttavia, è probabilmente il meccanismo di alimentazione della soluzione più comune. L'umidità presente nel substrato sottostante o nel calcare della grotta viene assorbita attraverso la matrice relativamente porosa di un grumo di cavoletti fino alla sua superficie esterna, dove alimenta una serie di facce cristalline in crescita. La validità di questo meccanismo è stata dimostrata da esperimenti di laboratorio. A differenza di molte forme di calcite nelle grotte, che crescono principalmente a causa della perdita di biossido di carbonio dalla soluzione di deposito, i cavoletti subaerei sono in gran parte il prodotto dell'evaporazione. Pertanto sono spesso un eccellente indicatore delle sottili correnti d'aria che si insinuano anche nelle zone più profonde di molte grotte. L'evaporazione sarà più veloce sulle superfici rivolte 'controvento', e l'osservatore impara a leggere la crescita folta dei cavoletti su un lato di una stalagmite allo stesso modo in cui un escursionista legge il muschio su un lato di un tronco d'albero. Ancora più importante per l'esploratore di grotte è il fatto che, in ambienti speleo, dove c'è vento, deve esserci una grotta! I cavoletti potrebbero non rendere molto confortevoli i passaggi stretti (sono noti per triturare le tute!), ma li rende più incoraggianti!
- Fiori di aragonite: l'aragonite, come la calcite, è composta da carbonato di calcio (CaCO3). Questi due minerali costituiscono un esempio di polimorfismo, cioè della possibilità che in natura sostanze chimicamente identiche possano essere fisicamente molto diverse, come succede per la grafite ed il diamante, che sono costituiti in entrambi i casi da carbonio. L’aragonite si differenzia dalla calcite per la sua struttura cristallina interna rombica. Le masse dense di minuscoli cristalli di aragonite possono essere difficili da distinguere dalla calcite, ma quando i cristalli sono grandi, rivelano una distintiva forma esterna, spesso molto allungata o addirittura aghiforme. I cristalli di calcite hanno un caratteristico asse di simmetria ternario (le forme si ripetono ogni 120 gradi) e tendono ad essere tozzi o a forma di dente di cane. Spesso mostrano la forma del romboedro (ma la calcite è maestra di travestimenti). In molte grotte, la formazione di aragonite può essere misteriosa poiché sembra sfidare alcune regole chimiche. La sua crescita può essere influenzata da un processo chiamato "intossicazione da magnesio". In sostanza, la presenza di opportune concentrazioni di magnesio inibisce la formazione di calcite, consentendo invece all'aragonite di svilupparsi. "L'avvelenamento da magnesio" è il nome dato dal geologo del carbonato Robert Folk al fenomeno per il quale certe soluzioni sovra-sature in carbonato di calcio sono inibite dal precipitare calcite a causa della concentrazione di magnesio. La crescita dei cristalli di aragonite non è inibita dal magnesio, e quindi l’aragonite cresce anche in condizioni che, in ambienti non contaminati, sembrerebbero incompatibili con i diagrammi di stato che troviamo nei manuali di chimica. L’aragonite è tipicamente un prodotto di evaporazione. In un sistema “misto”, man mano che parte del calcio viene sottratto al sistema per la precipitazione della calcite, il rapporto magnesio-calcio aumenta fino al punto in cui la crescita della calcite è inibita (circa 2,9:1), e da quel momento in poi si deposita l'aragonite. Una comune transizione dalla calcite all'aragonite a causa dell'arricchimento evaporativo è evidente nella foto a destra, dove una massa nodulare di calcite popcorn è punteggiata da spruzzi di aghi di aragonite.
- Eccentriche: Sono particolari concrezioni dalla forma irregolare e tortuosa, spesso ramificate in modi bizzarri, che sembrano sfidare la gravità. Si presentano in molte forme, da minuscoli filamenti fino a forme più spesse e simili a corna. Si formano tipicamente nel calcare, attraverso l'infiltrazione di acque cariche di calcite in minuscoli pori nella roccia: la pressione idrostatica spinge una piccola quantità della soluzione fuori, si perde anidride carbonica e si deposita calcite, e la crescita continua attraverso un minuscolo canale capillare centrale. In condizioni di flusso più elevato, l'acqua può fuoriuscire dalla punta e viaggiare lungo la lunghezza dell'ellittica, rendendola più spessa. Le forme contorte sono dovute a vari fattori, tra cui: impurità nella calcite depositata, cristalli a forma di cuneo che causano una deposizione irregolare, occlusione del canale centrale che può verificarsi in periodi di siccità e quando il flusso riprende (la pressione può forzare un nuovo canale fuori dal lato di quello originale) oppure le correnti d'aria possono favorire la crescita in una direzione particolare.
- Concrezioni di ghiaccio: il ghiaccio può formarsi in diversi tipi di grotte, ma è più comune trovarlo nei tubi lavici o nelle grotte di dissoluzione a livello alpino (sopra i 2000m) o superiore. Nei tubi lavici, solitamente si sviluppa nei livelli inferiori della grotta con un'unica entrata, consentendo all'aria fredda invernale di scendere e rimanere intrappolata. Le formazioni di ghiaccio più spettacolari si osservano nelle grotte sul piano nivale, dove la temperatura rimane costantemente al di sotto del punto di congelamento, ed in quasi tutte le grotte situate in regioni con temperature invernali al di sotto dello zero (come nel caso delle foto sottostanti). In questo caso è possibile osservare formazioni di ghiaccio nelle zone d'ingresso, indipendentemente dalla temperatura ambiente più profondamente all'interno della grotta. Quando l'aria più calda proveniente dall'esterno si insinua attraverso la grotta, può causare la fusione del ghiaccio, dando luogo a forme rotonde e bizzarre con cime bulbose. Gli speleotemi di ghiaccio mimano il comportamento dell'acqua carica di carbonato, perciò possono assumere la forma dei più comuni speleotemi carbonatici- stalattiti, stalagmiti, colonne e vele (tutte visibili nelle foto sottostanti, scattate nel febbraio 2024 a Piaggia Bella, in Marguareis). Forme più insolite, come filamenti sottili e cristalli esagonali, possono manifestarsi quando il ghiaccio si congela dal vapore acqueo o si forma quando l'acqua penetra attraverso infiltrazioni.
Gli ambienti dentro ad una grotta carsica si distinguono in:
Che forme hanno le gallerie delle grotte?
Ci sono tre forme di base che riflettono tre diverse origini: forme vadose, freatiche e di crollo.
Le forme vadose sono originate dallo scorrimento di ruscelli: si tratta in sostanza di piccoli canyon chiusi in alto. Sono gallerie larghe quanto i ruscelli che le hanno formate (da pochi centimetri a qualche metro) e alte da pochi decimetri a centinaia di metri, a seconda anche dell’altezza delle fratture lungo le quali ha avuto inizio il trasporto del ruscello. E’ un tipo di gallerie che si incontra di frequente nelle parti più alte delle montagne, dove l’acqua appena entrata scava con energia.
Le forme freatiche hanno invece origine da scavi subacquei, nella falda acquifera, cioè al di sotto delle risorgenze. Là sotto l’acqua non cade ma migra lentamente su e giù verso le risorgenze, scavando tutt’attorno a sé. Ecco allora che le gallerie freatiche che si formano sono tondeggianti, in genere allungate lungo l’asse della frattura che, in origine, aveva iniziato il trasporto dell’acqua. I diametri tipici di esse vanno da pochi decimetri a qualche metro. La superficie delle pareti, nell’insieme lavorata a “tutto tondo”, in dettaglio appare scavata come da grosse sgorbie, a cucchiaiate (scallops).
Le forme di crollo hanno origine invece dal pluri-millenario franare di volte e pareti di gallerie che sono andate allargandosi sino a che non hanno superato il limite meccanico che poteva essere retto dalla roccia in quelle condizioni di fratturazione. Si tratta in genere di gallerie (e soprattutto di sale, più soggette a crolli) molto ampie, di norma ingombre di frane. In realtà la galleria (o, più spesso, le gallerie), che hanno iniziato il processo sono ora sepolte fra i massi del pavimento, mentre noi percorriamo lo spazio lasciato libero dai crolli. Su pareti e soffitti si possono distinguere le nicchie di distacco dei massi, nette e non lavorate dall’acqua. Nelle sale più vaste la volta viene spesso ad assumere una forma ad arco, regolare. La causa è che sulla cavità continua ad insistere il peso della montagna; quel che la regge è la roccia attorno e quindi avviene che nel “semicerchio” che contiene il salone la roccia è compressa e difficile a franare. Quella che invece si viene a trovare all’interno di esso è in distensione, appesa passivamente in attesa di cadere. Con il passare del tempo la sala si amplia per il crollo delle parti più instabili e, alla lunga, il soffitto finisce per coincidere con la roccia compressa in forma di “arco” che sostiene il monte sovrastante.
Le tre descritte sono le forme di base: nella realtà quello che si incontra sottoterra è un miscuglio di esse, mascherato spesso da concrezioni e altri riempimenti. Questo intrico è un libro nel quale sta scritta tutta la storia della grotta, ma si tratta di un libro che è sempre molto difficile da interpretare.
Ramo fossile/inattivo: si dice di una diramazione della grotta, o della grotta intera, dove non sono più presenti acque sotterranee in movimento, e dove soltamente le concrezioni non sono più in crescita. In caso siano invece presenti queste condizioni, si parlerà di ramo attivo.
Ogni grotta è unica, con la sua storia geologica e le caratteristiche specifiche determinate dalle condizioni locali. L'ambiente carsico offre una varietà di forme e strutture che rendono le grotte uno degli ambienti più affascinanti e misteriosi sulla Terra.
Altri termini di uso comune sono:
Caverna: nel linguaggio comune grotta e caverna sono utilizzati in maniera intercambiabile. Ma, se vogliamo essere più precisi, potremmo tenere conto di quella distinzione che vuole che una caverna sia un tipo di grotta in cui altezza, larghezza e profondità della cavità sono più o meno uguali e, cosa importante, che l'accesso all'esterno sia comodo e diretto. Di conseguenza non si potrebbero definire caverne tutte quelle cavità che richiedono l'ausilio di corde e imbragature per entrarvi, e non si potrebbero definire caverne tutte le cavità in cui si può accedere in maniera diretta ma che non hanno le tre dimensioni uguali. Un altro modo per utilizzare i due termini con diversa accezione potrebbe esserti già venuto in mente.. Le caverne sono tutte quelle in cui ha abitato l'uomo preistorico!
Antro: anche in questo caso i termini vengono spesso usati indistintamente, ma gli speleologi si riferiscono solitamente agli antri per indicare quelle cavità costituite da un unico grande ambiente, di solito parzialmente illuminato, caratterizzato dal fatto che il diametro del portale d'accesso è maggiore della profondità della camera. Il più delle volte, nel gergo comune, questo termine viene usato per indicare cavità con interesse storico, archeologico o mitologico (es. Antro dei Falsari in Liguria).
Abisso: indica una cavità naturale, di solito molto profonda, con andamento prevalente verticale. Un tempo venivano chiamati abissi quelle grotte che raggiungevano i cento metri di profondità, oggi invece ci si riferisce con questo termine alle cavità profonde oltre mille metri!
Voragine: si tratta di una grotta che si apre all'esterno con un pozzo di grandi dimensioni.
Toponimi comuni per indicare le grotte:
Arma: termine dialettale, tipico del Piemonte meridionale e della Liguria occidentale), che indica un riparo naturale, quindi anche una grotta; sono usati nelle stesse regioni anche i sinonimi armassa, armetta, armüsin, barma, balma, balmetta, barmassa, borna.
Es. Arma Pollera in Liguria, Balma Ghiacciata in Piemonte.
Spluga, bislonga (Veneto)
Quali rocce si possono trovare in grotta, e come distinguerle:
es calcare, conglomerato, marmo, dolomia..
es ardesia: roccia derivata per metamorfismo di sedimenti argillosi; è di colore scuro e si suddivide facilmente in lastre piuttosto sottili.
Differenze fra punti di faglia, diaclasi, scallops e marmitte e cose simili
cono detritico
Quali minerali si possono trovare in grotta, e come distinguerli:
- Galleria: è un tratto di grotta a sviluppo orizzontale o sub-orizzontale, per lo più rettilineo, non molto ampio ma nella quale si riesce comunque a procedere in posizione eretta. Può essere il risultato di diverse fasi di erosione o di antiche condizioni del flusso dell'acqua che un tempo scorreva nella grotta.
- Meandro/Budello: non più rettilineo come la galleria, è un passaggio curvato, sinuoso e/o persino tortuoso all'interno di una grotta, sempre ad andamento orizzontale o sub orizzontale. Può essere distinto in budello e meandro vero e proprio, quest'ultimo quando una galleria è caratterizzata da pareti strette e alte, che richiedono di attraversalo mettendosi di profilo. Creato dall'azione erosiva dell'acqua che scorre lungo la roccia, può assumere varie forme e dimensioni a seconda delle caratteristiche geologiche della roccia e della durata dell'azione erosiva: un passaggio meandriforme potrebbe includere un vuoto sotto ai propri piedi; è il caso in cui, per attraversalo, si utilizza la tecnica della "contrapposizione" o della "spaccata". Quando il passaggio, oltre che essere stretto è anche piuttosto basso, prende il nome di laminatoio.
- Cunicolo: simile alla galleria, è però un passaggio più stretto, nel quale non si può procedere in posizione eretta, ma piegati, carponi o strisciando.
- Strettoia: passaggio che incute particolare timore nei profani, Le strettoie sono difficoltà uniche della speleologia: possono essere orizzontali, inclinate, o verticali; corte o lunghe e complesse; a pareti lisce oppure con sporgenze.. Ciò che è importante sapere, però, è che la paura di rimanere bloccati in una strettoia è davvero molto remota, si tratta per lo più di una paura nella nostra testa. Perciò si dice che la strettoia si affronta, prima di tutto, con la mente!
- Pozzo: sono i passaggi verticali o quasi verticali di una grotta, e tipicamente richiedono l'utilizzo delle corde. Possono aprirsi nel vuoto, oppure essere circondate da pareti, possono essere grandi ed imponenti ma anche strette e poco profonde. E' facile che si formino lungo linee di faglia o di frattura. Solitamente, quando la verticale è di altezza inferiore alla decina di metri, o molto appoggiata a parete e/o facilmente disarrampicabile, viene chiamato saltino.
- Baratro: dicesi di un pozzo con pareti ripide e con un'apertura ampia.
- Camera: è lo spazio all'interno della grotta un po' più ampio e aperto. Le camere possono variare notevolmente in dimensioni, da piccole cavità a enormi sale sotterranee. Spesso le sale sono molto concrezionate.
- Portale d'ingresso/accesso: sono i passaggi di una cavità naturale che conducono in superficie.
- Rami: vengono così chiamate le varie diramazioni in cui si articola una grotta.
- Camino: apertura lunga e stretta che risale verso l'alto, senza però raggiungere la superficie. Se ci si arrampica servendosi solamente di mani, piedi e schiena si dice “pulire il camino”.
- Finestra: si dice di un'apertura, sulla parete di una grotta, situata dunque solitamente in alto, magari in un pozzo, che fa presupporre una possibile continuazione, in un altro ramo..
- Cengia: una sporgenza pianeggiante lungo parete, tipicamente situata lungo un pozzo, sulla quale si riesce a sostare.
- Sifone: si dice di un passaggio allagato, tendenzialmente proseguibile con dotazioni subacquee.
- Alveolo: piccolo incavo, generalmente scavato dall'acqua, più piccolo di una nicchia.
- Duomo: dicesi talvolta di una sala con la volta a cupola.
- Buca da lettere: passaggio subverticale o verticale, stretto all'inizio ma che si allarga in basso, pertanto facile da scendere ma difficile da risalire.
Che forme hanno le gallerie delle grotte?
Ci sono tre forme di base che riflettono tre diverse origini: forme vadose, freatiche e di crollo.
Le forme vadose sono originate dallo scorrimento di ruscelli: si tratta in sostanza di piccoli canyon chiusi in alto. Sono gallerie larghe quanto i ruscelli che le hanno formate (da pochi centimetri a qualche metro) e alte da pochi decimetri a centinaia di metri, a seconda anche dell’altezza delle fratture lungo le quali ha avuto inizio il trasporto del ruscello. E’ un tipo di gallerie che si incontra di frequente nelle parti più alte delle montagne, dove l’acqua appena entrata scava con energia.
Le forme freatiche hanno invece origine da scavi subacquei, nella falda acquifera, cioè al di sotto delle risorgenze. Là sotto l’acqua non cade ma migra lentamente su e giù verso le risorgenze, scavando tutt’attorno a sé. Ecco allora che le gallerie freatiche che si formano sono tondeggianti, in genere allungate lungo l’asse della frattura che, in origine, aveva iniziato il trasporto dell’acqua. I diametri tipici di esse vanno da pochi decimetri a qualche metro. La superficie delle pareti, nell’insieme lavorata a “tutto tondo”, in dettaglio appare scavata come da grosse sgorbie, a cucchiaiate (scallops).
Le forme di crollo hanno origine invece dal pluri-millenario franare di volte e pareti di gallerie che sono andate allargandosi sino a che non hanno superato il limite meccanico che poteva essere retto dalla roccia in quelle condizioni di fratturazione. Si tratta in genere di gallerie (e soprattutto di sale, più soggette a crolli) molto ampie, di norma ingombre di frane. In realtà la galleria (o, più spesso, le gallerie), che hanno iniziato il processo sono ora sepolte fra i massi del pavimento, mentre noi percorriamo lo spazio lasciato libero dai crolli. Su pareti e soffitti si possono distinguere le nicchie di distacco dei massi, nette e non lavorate dall’acqua. Nelle sale più vaste la volta viene spesso ad assumere una forma ad arco, regolare. La causa è che sulla cavità continua ad insistere il peso della montagna; quel che la regge è la roccia attorno e quindi avviene che nel “semicerchio” che contiene il salone la roccia è compressa e difficile a franare. Quella che invece si viene a trovare all’interno di esso è in distensione, appesa passivamente in attesa di cadere. Con il passare del tempo la sala si amplia per il crollo delle parti più instabili e, alla lunga, il soffitto finisce per coincidere con la roccia compressa in forma di “arco” che sostiene il monte sovrastante.
Le tre descritte sono le forme di base: nella realtà quello che si incontra sottoterra è un miscuglio di esse, mascherato spesso da concrezioni e altri riempimenti. Questo intrico è un libro nel quale sta scritta tutta la storia della grotta, ma si tratta di un libro che è sempre molto difficile da interpretare.
Ramo fossile/inattivo: si dice di una diramazione della grotta, o della grotta intera, dove non sono più presenti acque sotterranee in movimento, e dove soltamente le concrezioni non sono più in crescita. In caso siano invece presenti queste condizioni, si parlerà di ramo attivo.
Ogni grotta è unica, con la sua storia geologica e le caratteristiche specifiche determinate dalle condizioni locali. L'ambiente carsico offre una varietà di forme e strutture che rendono le grotte uno degli ambienti più affascinanti e misteriosi sulla Terra.
Altri termini di uso comune sono:
Caverna: nel linguaggio comune grotta e caverna sono utilizzati in maniera intercambiabile. Ma, se vogliamo essere più precisi, potremmo tenere conto di quella distinzione che vuole che una caverna sia un tipo di grotta in cui altezza, larghezza e profondità della cavità sono più o meno uguali e, cosa importante, che l'accesso all'esterno sia comodo e diretto. Di conseguenza non si potrebbero definire caverne tutte quelle cavità che richiedono l'ausilio di corde e imbragature per entrarvi, e non si potrebbero definire caverne tutte le cavità in cui si può accedere in maniera diretta ma che non hanno le tre dimensioni uguali. Un altro modo per utilizzare i due termini con diversa accezione potrebbe esserti già venuto in mente.. Le caverne sono tutte quelle in cui ha abitato l'uomo preistorico!
Antro: anche in questo caso i termini vengono spesso usati indistintamente, ma gli speleologi si riferiscono solitamente agli antri per indicare quelle cavità costituite da un unico grande ambiente, di solito parzialmente illuminato, caratterizzato dal fatto che il diametro del portale d'accesso è maggiore della profondità della camera. Il più delle volte, nel gergo comune, questo termine viene usato per indicare cavità con interesse storico, archeologico o mitologico (es. Antro dei Falsari in Liguria).
Abisso: indica una cavità naturale, di solito molto profonda, con andamento prevalente verticale. Un tempo venivano chiamati abissi quelle grotte che raggiungevano i cento metri di profondità, oggi invece ci si riferisce con questo termine alle cavità profonde oltre mille metri!
Voragine: si tratta di una grotta che si apre all'esterno con un pozzo di grandi dimensioni.
Toponimi comuni per indicare le grotte:
Arma: termine dialettale, tipico del Piemonte meridionale e della Liguria occidentale), che indica un riparo naturale, quindi anche una grotta; sono usati nelle stesse regioni anche i sinonimi armassa, armetta, armüsin, barma, balma, balmetta, barmassa, borna.
Es. Arma Pollera in Liguria, Balma Ghiacciata in Piemonte.
Spluga, bislonga (Veneto)
Quali rocce si possono trovare in grotta, e come distinguerle:
es calcare, conglomerato, marmo, dolomia..
es ardesia: roccia derivata per metamorfismo di sedimenti argillosi; è di colore scuro e si suddivide facilmente in lastre piuttosto sottili.
Differenze fra punti di faglia, diaclasi, scallops e marmitte e cose simili
cono detritico
Quali minerali si possono trovare in grotta, e come distinguerli:
Ti ricordiamo che di speleogenesi ne abbiamo parlato qui, e che oltre alle grotte carsiche esistono anche..
Le grotte di tubi lavici: si trovano in quei luoghi del mondo dove la lava fluida si è fatta strada sulla superficie terrestre a seguito di un'eruzione vulcanica. I tubi lavici più lunghi e i più profondi al mondo si trovano nella Big Island delle Hawaii, ma sono noti anche nell'ovest degli Stati Uniti, nelle Isole Canarie, nelle Galapagos, in Italia, Giappone, Corea, Kenya, Messico e in molte altre regioni vulcaniche. La maggior parte dei tubi si forma quando la lava fluida scorre lungo i fianchi dei vulcani, lo strato superiore inizia a raffreddarsi e la lava sottostante continua a fluire in condotti tubolari sotto la superficie. A causa degli effetti isolanti della lava indurita sopra di loro, la lava fusa è in grado di percorrere una considerevole distanza sotterranea con molto poco raffreddamento. Nelle Hawaii, i tubi lavici hanno trasportato lave fluide per 50 miglia o più dalla loro fonte! I tubi possono anche formarsi quando la lava segue trincee o canalette sulla superficie, che poi si chiudono sopra mentre la lava si accumula lungo i bordi superiori. I tubi lavici possiedono molte caratteristiche simili a quelle delle grotte carsiche, per esempio, presentano speleotemi quali stalattiti, stalagmiti ed ellettiche.. Che possono depositarsi nei tubi in seguito al raffreddamento, nella forma di cristalli di gesso o di calcite o di altri minerali poco comuni. Queste formazioni tendono però ad essere molto più piccole rispetto ai loro corrispettivi nelle grotte carsiche.
Le grotte marine: si formano grazie alla potenza delle correnti oceaniche e marina (in alcuni casi anche dei laghi) che attacca zone deboli nelle scogliere costiere. La zona debole è solitamente una faglia o una zona fratturata formata durante lo scivolamento. Un altro tipo di zona debole si forma quando tipi di rocce dissimili sono intercalati e una è più debole dell'altra. Tipicamente questa è una diaclasi, o una vena intrusiva di roccia più facilmente erodibile trovata all'interno di una roccia ospite più resistente. Un terzo esempio si trova nelle rocce sedimentarie, dove uno strato di roccia più morbida è intercalato tra strati più duri. La grotta può iniziare come una fessura molto stretta in cui le onde possono penetrare ed esercitare una forza incredibile, incrinando la roccia sia col peso dell'acqua che con la compressione dell'aria. Sabbia e roccia trasportate dalle onde producono un'ulteriore potenza erosiva sulle pareti della grotta. Le grotte marine raramente presentano speleotemi. Le grotte subacquee riccamente concrezionate (come quella Cosquer in Francia) si sono formate anticamente in ambiente sub-aereo e sono state successivamente allagate dal mare. Occasionalmente nelle grotte marine si possono osservare alcune formazioni rocciose o piccole stalagmiti, formatesi in maniera simile alle grotte di dissoluzione. Tipicamente accade in grotte formatesi nell'arenaria, calcare o talvolta persino nel basalto.
Le grotte marine si trovano in tutto il mondo e sono al secondo posto per diffusione. Di particolare interesse è la Nuova Zelanda, che ospita le due grotte marine più lunghe al mondo e anche la più grande in termini di volume.
Le grotte erosionali: sono quelle formate dall'azione dell'acqua o del vento cariche di particelle abrasive in grado di intagliare la roccia. Per quanto riguarda l'azione dell'acqua, i processi coinvolti sono molto simili a quelli che avvengono quando si forma una gola sulla superficie, e possono creare scanalature e buche. Tuttavia, per formare una grotta invece di una semplice gola, qualcosa deve fratturare la roccia ospite e consentire l'infiltrazione dell'acqua. Potrebbe essere una fessura, una faglia o una zona di debolezza lungo un piano di stratificazione in una roccia sedimentaria. Le grotte erosionali possono essere trovate in quasi tutti i tipi di roccia, dal granito duro alle argille tenere. In effetti, l'erosione può essere un processo molto attivo anche nelle grotte originariamente formate come grotte di dissoluzione, ma di solito si verifica dopo che la grotta si è svuotata e i corsi d'acqua superficiali sono stati dirottati all'interno della grotta. L'erosione tende a produrre passaggi alti e simili a canyon. In alcune aree, il vento ha scolpito grotte di dimensioni considerevoli (ma non profonde o estese). L'erosione nel calcare può essere assistita anche dall'acqua che dissolve il cemento carbonatico che tiene insieme il calcare.
Le grotte glaciali: si formano quasi sempre grazie all'azione dell'acqua di scioglimento che, scorrendo attraverso crepe o fessure nei ghiacciai, ingrandisce le grotte sia per effetto dell'erosione che della fusione. Come le grotte di dissoluzione, che portano acqua da un punto di ingresso in superficie a una risorgenza, così le grotte glaciali possono fungere da condotti per l'acqua attraverso i ghiacciai. Tali condotte d'ingresso vengono chiamate "mulini". In lingua inglese si chiamano "grotte glaciali" e si distinguono dalle "grotte di ghiaccio" in quanto le prime sono interamente formate nel ghiaccio, mentre le seconde sono grotte scavate nella roccia dove è semplicemente presente del ghiaccio. Le grotte glaciali sono molto dinamiche e cambiano di anno in anno: grandi sistemi di grotte glaciali sono scomparsi, e nuovi se ne sono formati, mentre i ghiacciai si sciolgono e si ritirano in tutto il mondo a causa del riscaldamento globale. Le grotte glaciali non sono presenti in tutti i ghiacciai, bensì in quelli poco crepacciati e fondamentalmente pianeggianti.
Una nota sulle grotte di sale: mentre la maggior parte delle grotte di dissoluzione si forma in rocce carbonatiche (come calcare, dolomia, marmo o arenarie cementate da calcare), in alcune parti del mondo le grotte si formano in materiali molto più solubili: il sale. Le grotte più significative di questo tipo si trovano in regioni aride, come il deserto di Atacama in Cile, Israele e l'Iran. Le grotte di sale si formano semplicemente per azione dell'acqua, senza richiedere la presenza di acidità come nel caso delle grotte di dissoluzione nelle rocce carbonatiche. Trovandosi in aree aride, le grotte crescono solo in rari periodi successivi alle piogge. Inoltre, gli speleotemi di sale al loro interno crescono generalmente molto più velocemente rispetto a quelli presenti nel calcare, ma in ambienti estremamente aridi possono stabili e statiche anche per tempi molto lunghi.
Fonti principali:
The Virtual Cave della National Speleological Society
Le grotte di tubi lavici: si trovano in quei luoghi del mondo dove la lava fluida si è fatta strada sulla superficie terrestre a seguito di un'eruzione vulcanica. I tubi lavici più lunghi e i più profondi al mondo si trovano nella Big Island delle Hawaii, ma sono noti anche nell'ovest degli Stati Uniti, nelle Isole Canarie, nelle Galapagos, in Italia, Giappone, Corea, Kenya, Messico e in molte altre regioni vulcaniche. La maggior parte dei tubi si forma quando la lava fluida scorre lungo i fianchi dei vulcani, lo strato superiore inizia a raffreddarsi e la lava sottostante continua a fluire in condotti tubolari sotto la superficie. A causa degli effetti isolanti della lava indurita sopra di loro, la lava fusa è in grado di percorrere una considerevole distanza sotterranea con molto poco raffreddamento. Nelle Hawaii, i tubi lavici hanno trasportato lave fluide per 50 miglia o più dalla loro fonte! I tubi possono anche formarsi quando la lava segue trincee o canalette sulla superficie, che poi si chiudono sopra mentre la lava si accumula lungo i bordi superiori. I tubi lavici possiedono molte caratteristiche simili a quelle delle grotte carsiche, per esempio, presentano speleotemi quali stalattiti, stalagmiti ed ellettiche.. Che possono depositarsi nei tubi in seguito al raffreddamento, nella forma di cristalli di gesso o di calcite o di altri minerali poco comuni. Queste formazioni tendono però ad essere molto più piccole rispetto ai loro corrispettivi nelle grotte carsiche.
Le grotte marine: si formano grazie alla potenza delle correnti oceaniche e marina (in alcuni casi anche dei laghi) che attacca zone deboli nelle scogliere costiere. La zona debole è solitamente una faglia o una zona fratturata formata durante lo scivolamento. Un altro tipo di zona debole si forma quando tipi di rocce dissimili sono intercalati e una è più debole dell'altra. Tipicamente questa è una diaclasi, o una vena intrusiva di roccia più facilmente erodibile trovata all'interno di una roccia ospite più resistente. Un terzo esempio si trova nelle rocce sedimentarie, dove uno strato di roccia più morbida è intercalato tra strati più duri. La grotta può iniziare come una fessura molto stretta in cui le onde possono penetrare ed esercitare una forza incredibile, incrinando la roccia sia col peso dell'acqua che con la compressione dell'aria. Sabbia e roccia trasportate dalle onde producono un'ulteriore potenza erosiva sulle pareti della grotta. Le grotte marine raramente presentano speleotemi. Le grotte subacquee riccamente concrezionate (come quella Cosquer in Francia) si sono formate anticamente in ambiente sub-aereo e sono state successivamente allagate dal mare. Occasionalmente nelle grotte marine si possono osservare alcune formazioni rocciose o piccole stalagmiti, formatesi in maniera simile alle grotte di dissoluzione. Tipicamente accade in grotte formatesi nell'arenaria, calcare o talvolta persino nel basalto.
Le grotte marine si trovano in tutto il mondo e sono al secondo posto per diffusione. Di particolare interesse è la Nuova Zelanda, che ospita le due grotte marine più lunghe al mondo e anche la più grande in termini di volume.
Le grotte erosionali: sono quelle formate dall'azione dell'acqua o del vento cariche di particelle abrasive in grado di intagliare la roccia. Per quanto riguarda l'azione dell'acqua, i processi coinvolti sono molto simili a quelli che avvengono quando si forma una gola sulla superficie, e possono creare scanalature e buche. Tuttavia, per formare una grotta invece di una semplice gola, qualcosa deve fratturare la roccia ospite e consentire l'infiltrazione dell'acqua. Potrebbe essere una fessura, una faglia o una zona di debolezza lungo un piano di stratificazione in una roccia sedimentaria. Le grotte erosionali possono essere trovate in quasi tutti i tipi di roccia, dal granito duro alle argille tenere. In effetti, l'erosione può essere un processo molto attivo anche nelle grotte originariamente formate come grotte di dissoluzione, ma di solito si verifica dopo che la grotta si è svuotata e i corsi d'acqua superficiali sono stati dirottati all'interno della grotta. L'erosione tende a produrre passaggi alti e simili a canyon. In alcune aree, il vento ha scolpito grotte di dimensioni considerevoli (ma non profonde o estese). L'erosione nel calcare può essere assistita anche dall'acqua che dissolve il cemento carbonatico che tiene insieme il calcare.
Le grotte glaciali: si formano quasi sempre grazie all'azione dell'acqua di scioglimento che, scorrendo attraverso crepe o fessure nei ghiacciai, ingrandisce le grotte sia per effetto dell'erosione che della fusione. Come le grotte di dissoluzione, che portano acqua da un punto di ingresso in superficie a una risorgenza, così le grotte glaciali possono fungere da condotti per l'acqua attraverso i ghiacciai. Tali condotte d'ingresso vengono chiamate "mulini". In lingua inglese si chiamano "grotte glaciali" e si distinguono dalle "grotte di ghiaccio" in quanto le prime sono interamente formate nel ghiaccio, mentre le seconde sono grotte scavate nella roccia dove è semplicemente presente del ghiaccio. Le grotte glaciali sono molto dinamiche e cambiano di anno in anno: grandi sistemi di grotte glaciali sono scomparsi, e nuovi se ne sono formati, mentre i ghiacciai si sciolgono e si ritirano in tutto il mondo a causa del riscaldamento globale. Le grotte glaciali non sono presenti in tutti i ghiacciai, bensì in quelli poco crepacciati e fondamentalmente pianeggianti.
Una nota sulle grotte di sale: mentre la maggior parte delle grotte di dissoluzione si forma in rocce carbonatiche (come calcare, dolomia, marmo o arenarie cementate da calcare), in alcune parti del mondo le grotte si formano in materiali molto più solubili: il sale. Le grotte più significative di questo tipo si trovano in regioni aride, come il deserto di Atacama in Cile, Israele e l'Iran. Le grotte di sale si formano semplicemente per azione dell'acqua, senza richiedere la presenza di acidità come nel caso delle grotte di dissoluzione nelle rocce carbonatiche. Trovandosi in aree aride, le grotte crescono solo in rari periodi successivi alle piogge. Inoltre, gli speleotemi di sale al loro interno crescono generalmente molto più velocemente rispetto a quelli presenti nel calcare, ma in ambienti estremamente aridi possono stabili e statiche anche per tempi molto lunghi.
Fonti principali:
The Virtual Cave della National Speleological Society
Pagina a cura di Francesca Cassina e Marco Marchesini