Per nos tenebrae illucescunt
<Per noi le tenebre si illuminano>
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Nel lontano 1932, a Genova, un gruppo di appassionati e studiosi con base presso il Museo Civico di Storia Naturale “Giacomo Doria” diede vita al Gruppo Speleologico Ligure “A. Issel”. La loro missione principale era creare un registro delle grotte liguri, un progetto che ha ancora oggi sede presso il Gruppo e che ha registrato oltre 2150 cavità naturali nella regione.
Il Gruppo Issel, pur riconoscendo l'aspetto sportivo/ludico della speleologia, in passato dato maggiore importanza agli aspetti scientifici e culturali dell'esplorazione delle grotte. Nel corso dei suoi oltre novant'anni di storia, ha pubblicato centinaia di lavori in diversi settori, tra cui idrogeologia, biospeleologia, speleogenesi, speleologia esplorativa e preistoria (visibili qui!).
Le principali scoperte del Gruppo negli ultimi trent'anni sono state concentrate principalmente nell'area dello Spezzino, nella Val di Vara, nell'area del Brugnato, nel Finalese e nell'entroterra di Albenga. Negli anni '70 ha istituito una Stazione Biospeleologica dedicata allo studio del geotritone continentale europeo, in collaborazione con studiosi universitari di diverse discipline zoologiche.
Nel 2022, il Gruppo ha celebrato il novantesimo anniversario dalla sua fondazione, coincidente con il centenario dalla morte di Arturo Issel, con la pubblicazione di un'importante monografia divisa in due tomi (in realtà sei volumi!), che rappresenta una panoramica approfondita della sua storia.
Nonostante le sfide, il Gruppo Issel rimane focalizzato sul presente e sul futuro. Il sito web è progettato per essere un punto di incontro attivo e un diario vivo dell'attività, anziché un semplice archivio statico del passato. L'ambizione è quella di rimanere un sodalizio vivace e appassionato, impegnato nell'esplorazione e nella ricerca, per trasmettere la curiosità e la passione per il sottosuolo alle generazioni future.
Il Gruppo Issel, pur riconoscendo l'aspetto sportivo/ludico della speleologia, in passato dato maggiore importanza agli aspetti scientifici e culturali dell'esplorazione delle grotte. Nel corso dei suoi oltre novant'anni di storia, ha pubblicato centinaia di lavori in diversi settori, tra cui idrogeologia, biospeleologia, speleogenesi, speleologia esplorativa e preistoria (visibili qui!).
Le principali scoperte del Gruppo negli ultimi trent'anni sono state concentrate principalmente nell'area dello Spezzino, nella Val di Vara, nell'area del Brugnato, nel Finalese e nell'entroterra di Albenga. Negli anni '70 ha istituito una Stazione Biospeleologica dedicata allo studio del geotritone continentale europeo, in collaborazione con studiosi universitari di diverse discipline zoologiche.
Nel 2022, il Gruppo ha celebrato il novantesimo anniversario dalla sua fondazione, coincidente con il centenario dalla morte di Arturo Issel, con la pubblicazione di un'importante monografia divisa in due tomi (in realtà sei volumi!), che rappresenta una panoramica approfondita della sua storia.
Nonostante le sfide, il Gruppo Issel rimane focalizzato sul presente e sul futuro. Il sito web è progettato per essere un punto di incontro attivo e un diario vivo dell'attività, anziché un semplice archivio statico del passato. L'ambizione è quella di rimanere un sodalizio vivace e appassionato, impegnato nell'esplorazione e nella ricerca, per trasmettere la curiosità e la passione per il sottosuolo alle generazioni future.
Eventi celebrativi del 90° anniversario dalla fondazione del gruppo
Riportiamo di seguito un articolo scritto da Mauro Valerio Pastorino nel 1970, quando le grotte in Liguria erano ancora soltanto 545!
La storia delle grotte comincia sul fondo del mare. Ed è una storia di esseri viventi: di spugne e di madrepore, di conchiglie e di barriere coralline. Anno dopo anno, l’incessante vicenda della loro vita e della loro morte va ad aggiungere una micrometrica patina sul fondo dei mari antichi. Vengono poi i grandi sismi, le ere dei corrugamenti che, a volte dopo centinaia di millenni, fanno emergere i depositi ormai trasformati in compatti banchi rocciosi. Inizia così il secondo capitolo della loro evoluzione. Lontani dalla calma senza tempo degli abissi marini, essi vengono solcati dai torrenti, cominciano a dissolversi sotto l’opera incessante degli agenti atmosferici. Lentamente le prime acque si infiltrano nelle «fenditure» che si sono determinate nel corso dei movimenti tellurici. Sono monti e altopiani diversi dagli altri: basta la presenza dell’anidride carbonica sottratta all’aria perchè la corrosione chimica apra sottili vene d’acqua nel cuore della roccia. In seguito le grandi piogge, irrompendo con le loro piene, scaveranno sale e gallerie sempre più maestose. Nei periodi di calma, parte della roccia disciolta verrà restituita sotto forma di concrezioni: nascono in questo modo le stalattiti, le stalagmiti, le meravigliose fioriture di cristalli che rendono così suggestivo l’ambiente ipogeo.
Questo singolare «romanzo» della roccia calcarea è rappresentato in Liguria da oltre cinquecento grotte conosciute. Erano 258 nel 1955, 361 nel ’60; sono 545 oggi e il loro numero è destinato certamente ad aumentare. Imponenti sistemi carsici si trovano in provincia di Imperia e nel Finalese, ad Isoverde nelle immediate vicinanze di Genova e nello Spezzino. Vi sono diverse cavità naturali nell’Isola Palmaria e perfino nello steso territorio comunale di Genova e di La Spezia. Già nel secolo scorso le poche grotte segnalate aveno richiamato l’attenzione di studiosi e di naturalisti: tra l’altro vi furono rinvenute specie animali ancora sconosciute. Ma l’interesse maggiore fu suscitato dalla scoperta che molte di esse erano state abitate nella preistoria dall’età della pietra fino a quelle più recenti del bronzo e del ferro. Da allora numerosi scavi, condotti con metodi via via più perfezionati, hanno permesso di leggere molte pagine dell’enigmatico libro della paletnologia ligure. Le tombe, le selci, l’impasto ora grossolano ora finissimo dei vasi sono l’estremo legame fra noi e un mondo perduto. Non è facile leggere in un messaggio così frammentario; ad ogni modo il cospicuo materiale venuto in luce ha contribuito a delinearne abbastanza chiaramente molti aspetti fondamentali.
Nel 1932 viene fondato a Genova il Gruppo Speleologico Ligure. Ha (aveva) sede presso il Museo Civico di Storia Naturale, e viene intitolato al grande pioniere della nostra speleologia, Arturo Issel. Ad esso fanno capo i maggiori studiosi genovesi di speleo-biologia; per loro iniziativa viene anche impostato il Catasto ed inizia quel grande censimento delle grotte liguri che non si può dire concluso neppure oggi. Tuttavia la «grotta» è ancora l’oggetto di una scienza per iniziati. Sarà una scoperta di molti anni posteriore a farla conoscere al grosso pubblico. Da allora essa diventerà una tappa obbligata fra gli itinerari liguri di fine-settimana.
Siamo nel 1948. Un gruppo di giovani, abbattuto un diaframma, penetra in una grotta bellissima, che ben presto viene chiamata «la Postumia Ligure». E’ la vecchia «Bazura» di Toirano, di cui non si conosceva in precedenza che il modesto tratto iniziale. Ma non c’è solamente la magnificenza delle sale, la bellezza delle concrezioni. Si scopre che, decine di millenni primo che l’«Homo sapiens» avesse abitato le grotte del Finalese, due misteriosi cacciatori erano già entrati nella Grande Tana, avevano già stampato le loro orme sull’argilla viscida del fondo. Avevano battuto le torce contro le pareti; forse per ravvivarle, per far indietreggiare l’orso verso il fondo e poterlo colpire. Si parla di cinquanta o settantamila anni fa, si confrontano le impronte ormai ricoperte da un velo di concrezione con altre più recenti: da quel momento la «grotta dell’uomo di Neanderthal» diventa una delle maggiori attrattive turistiche della Liguria.
Gli anni cinquanta e sessanta sono caratterizzati dalla comparsa dei «gruppi grotte». Ne vengono costituiti a Genova, a La Spezia, nel Savonese. Ma resta ancora qualcosa da scoprire in una regione esplorata e studiata da più di un secolo? Evidentemente sì: la «Grotta degli Scogli Neri», la più grande della Liguria, con uno sviluppo complessivo che pare si avvicini ai tre chilometri, era sconosciuta fino al 1964.
Ma è un risultato pressochè unico: i gruppi si illudono molto spesso di poter rinnovare in Liguria i successi realizzati in altre regioni. Vengono invece scoperte quasi sempre grotte a modesto sviluppo, e questo raffredda molto gli entusiasmi. Può darsi (e ce lo auguriamo vivamente) che i monti liguri celino ancora una nuova «Bazura», una «Spluga della Preta». In realtà gran parte della speleologia sportiva dovrà in futuro essere riservata a periodiche uscite in altre regioni.
Quali sono dunque le prospettive della nostra speleologia, all’alba degli anni settanta? Pensiamo di poterle indicare nell’impostazione di uno studio scientifico sempre più approfondito e minuzioso del fenomeno carsico e delle discipline che ad esso si collegano: là dove l’occhio dello «speleista della domenica» si è posato mille volte lo studioso della natura, il paleontologo, il geologo riescono a leggere pagine inaspettate. E’ questa la strada su cui si è avviato, ad esempio, il primo dei gruppi liguri, l’«Arturo Issel».
Accanto ai consueti programmi di esplorazione in località poco note, si effettuano di nuovo ricerche faunistiche in diverse grotte conosciute; sono stati impopostati studi diversi sulla genesi delle concrezioni e dei riempimenti, sulla biospeleogia, sull’idrologia sotterranea. Fra questi ultimi, oltre ad una vasta ricerca idro-geologica nel Finalese, desideriamo segnalare uno studio sulle acque carsiche della Provincia di Genova, che è stato finanziato dalla Amministrazione Provinciale di Genova. Sarà questo uno dei casi in cui la ricerca speleologica, oltre ai risultati scientifici comunque validi, potrà dare risposta ad interrogativi anche di ordine pratico, quali la presenza o meno di acque batteriologicamente pure (e quindi sfruttabili ad uso potabile) nei sistemi carsici della Provincia.
A conclusione di questa breve panoramica, vorremmo ricordare che l’attività futura della speleologia ligure sarà anche condizionata dall’appoggio che essa potrà nell’opinione pubblica e da parte delle Autorità Regionali. I gruppi spleologici non sono squadre sportive, ed è forse per questo che negli anni passati era più facile ottenere una coppa per un torneo estivo che il modesto contributo per l’acquisto di un «Abney» o di una bussola di precisione. Ma anche in mancanza di un richiamo spettacolare di tipo «continuo» siamo certi che gran parte della nostra speleologia abbia le carte in regola per aspirare ad una collocazione dignitosa nel quadro delle attività scientifiche e giovanili della Liguria di domani.
Alcune delle maggiori cavità naturali della Liguria
Provincia di La Spezia: Sprugola dei Branzi (Prof. -96. Svil. tot: m. 110)
Provincia di Genova: Grotta di Iso (Prof. -20. Svil. tot: m. 500 circa)Provincia di Savona: Complesso Buio-Pollera (Svil. tot.: m. 1.535); Grotta degli Scogli Neri (Prof. -340. Svil. tot.: m. 1.800); Arma de Arene Candide (Svil. tot.: m. 667)
Provincia di Imperia: Grotta della Melosa (Prof.: -140. Lungh.: 445.); Abisso di Monte Nero (Prof. -105 circa. Svil. tot.: m. 98 circa)